Lo sport è uno degli strumenti più efficaci che abbiamo a disposizione per prenderci cura di noi stessi e della nostra salute, intesa come benessere sia fisico che psicologico.
Fare attività fisica è un vero e proprio investimento a lungo termine.
Ci aiuta a mantenere un peso corporeo nella norma, rafforza cuore, ossa e muscoli e riduce il rischio di sviluppare un gran numero di patologie (cardiovascolari, neurodegenerative, tumorali, mentali, ecc).
Fin qui tutto bene.
Ma il mondo dello sport non è fatto solo di “salute”.
C’è un limite oltre il quale smette di essere uno strumento per stare bene e si trasforma invece nel terreno in cui manifestare un disagio, oppure svilupparlo.
Il rapporto con il corpo
Mi sembra che sempre meno persone facciano attività fisica con l’obiettivo del benessere e sempre più il focus venga posto sul corpo.
Un corpo che viene osservato, valutato e misurato in ogni suo aspetto: il peso, i centimetri, la muscolatura, la percentuale di grasso corporeo, perdendo di vista un po’ l’obiettivo principale della salute nel suo complesso.
C’è una pressione sociale indiscutibile sul corpo, soprattutto degli sportivi, che non deve essere solo sano e forte ma deve essere bello, tonico, “perfetto”, pronto per essere esibito.
Da un lato questo può allontanare dall’ambiente sportivo e dall’altro può generare frustrazione e ansia, in particolare nel mondo femminile ma sempre più anche in quello maschile.
Questo espone enormemente al rischio di sviluppare comportamenti alimentari drastici come digiuni, eliminazione completa di categorie di alimenti, uso scorretto di integratori, fino ad arrivare a veri e propri disturbi del comportamento alimentare.
Le categorie più a rischio
La categoria più a rischio è senza dubbio quella delle giovani atlete.
In particolare, quelle che praticano sport dove la pressione alla magrezza è forte e l’aspetto fisico sembra contare quanto la prestazione. Penso alla ginnastica, alla danza, al pattinaggio ma anche alla corsa o agli sport di resistenza o di categoria di peso dove la magrezza può anche essere un vantaggio competitivo. O a quegli sport dove l’abbigliamento per la competizione rivela maggiormente la forma del corpo (gli sport in acqua ma anche la pallavolo o appunto ginnastica artistica e danza classica).
Oltre a subirne una maggiore pressione, le giovani atlete, corrono più rischi anche dal punto di vista della salute potendo sviluppare quella che viene chiamata la triade dell’atleta femminile, che comprende: disturbi alimentari, amenorrea (cioè l’assenza di ciclo mestruale) e osteoporosi precoce.
Tre elementi collegati tra loro, che possono compromettere non solo la carriera sportiva, ma anche la salute a lungo termine.
A questo, non meno importante, si aggiunge lo stress psicologico: il costante confronto con le compagne, con le aspettative degli allenatori, con le immagini “perfette” che circolano sui social. Tutto questo può far vivere il corpo come un nemico da controllare, anziché come un alleato da rispettare.
Cosa può fare ognuno di noi
È fondamentale un approccio educativo e di supporto da parte di tutti. Allenatori e famiglie ma anche professionisti della salute come medici, nutrizionisti, fisioterapisti che seguono gli sportivi e a volte sono i primi a lanciare messaggi che incoraggiano comportamenti disfunzionali (“mangia solo una mela a pranzo”, “devi solo resistere alla fame”,…)
Impariamo tutti ad ascoltare e vedere i campanelli di allarme di un disagio.
Esplicitiamo che il vero successo non è la magrezza, ma la possibilità di essere forti, sani e consapevoli. Che il nostro corpo non è un nemico da controllare e che la fame non è un impulso sbagliato da sopprimere ma un segnale fisiologico da ascoltare e accogliere.
Non c’è da aver paura o vergogna a chiedere aiuto se ne sentiamo il bisogno, cercando tra le associazioni sul territorio che si occupano di disturbi del comportamento alimentare o affidandoci al professionista che sentiamo più adatto alle nostre esigenze, che sia uno psicologo o un medico o un dietista.
E questo vale un po’ per chiunque, atleti e non.
Il controllo del peso e della fame non sono segnali di successo o di forza soprattutto se si accompagnano a pensieri ossessivi ed esercizio fisico strenuo ma spesso nascondono un disagio ben più profondo.
Per concludere
Vorrei solo ricordarti che fare sport e mangiare in modo sano le basi per mantenersi forti e in salute e per stare bene.
Questo deve essere il principale obiettivo dello stile di vita che scegliamo di adottare.
Il corpo è il nostro compagno di viaggio, è nostro e ce ne dobbiamo prendere cura imparando ad ascoltarlo, a nutrirlo e a rispettarne i bisogni.
Risorse per approfondire la corretta nutrizione sportiva
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