Con il termine svezzamento (o avvio dell’alimentazione complementare) si intende il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea ad un’alimentazione semi-solida e poi solida, caratterizzata dalla progressiva introduzione dei cosiddetti “alimenti complementari”, cioè alimenti diversi dal latte. (3)
Si tratta di un momento molto delicato del rapporto madre-figlio, nel quale si passa da un’alimentazione del tutto “dipendente” ad una via via sempre più “indipendente”. (1)
Il divezzamento rappresenta, oltre agli aspetti più strettamente nutrizionali, una fase importante della crescita e dello sviluppo, in grado di influenzare la relazione del bambino con gli adulti che lo accudiscono e con il cibo, con ripercussioni anche a lungo termine sull’incidenza di obesità infantile e disturbi del comportamento alimentare. (9)
Quando iniziare
Il timing esatto non esiste e deve essere individualizzato per ciascun bambino. (1)
Il passaggio deve avvenire nel momento in cui l’alimentazione lattea, da sola, non è più sufficiente a soddisfare le richieste nutrizionali del lattante, soprattutto per quanto riguarda l’apporto di energia, proteine, ferro, zinco e vitamine. (3) Questo avviene solitamente intorno ai 6 mesi di età e sarà il pediatra di famiglia a valutare il momento più adeguato per ogni singolo bambino. (8)
Sebbene non esista un momento preciso e uguale per tutti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le principali Società scientifiche internazionali raccomandano l’allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi di vita e l’introduzione di alimenti diversi dal latte solo dopo i 6 mesi (o comunque mai prima della 17^ settimana di vita, né oltre la 26^). (3)
Inoltre, a 6 mesi, il bambino è già in grado di digerire e metabolizzare qualsiasi alimento e ha acquisito le competenze neuromotorie necessarie per potersi approcciare a nuovi cibi diversi dal latte materno. (2)
Rischio di sviluppare allergie e celiachia
In passato, fino agli anni 80-90’, si riteneva che la precoce esposizione ad alimenti solidi, in particolare agli alimenti allergizzanti (uova, pesce, arachidi ecc), potesse predisporre allo sviluppo della patologia allergica, soprattutto nella manifestazione di eczema. (1)
Negli ultimi anni numerosi studi suggeriscono che, al contrario, il ritardato svezzamento possa costituire un possibile fattore di rischio per lo sviluppo delle allergie e che una precoce esposizione agli alimenti potenzialmente allergizzanti ne riduca invece il rischio. (4)
Le attuali raccomandazioni suggeriscono infatti di non ritardare lo svezzamento oltre il 6° mese e di introdurre tutti gli alimenti, compresi quelli allergizzanti, entro breve tempo dall’inizio dello svezzamento stesso, preferibilmente mentre il bambino è ancora allattato al seno. L’allattamento al seno sembra essere l’unico fattore davvero preventivo per lo sviluppo di allergie. Queste raccomandazioni sono valide anche per i bambini a rischio allergico. (5)
Un discorso molto simile può essere fatto anche per il rischio di sviluppare celiachia.
Stando alle attuali raccomandazioni, gli alimenti contenenti glutine posso essere introdotti nell’alimentazione già a partire dal 6° mese di vita (mai prima del 4°). Ritardare oltre l’introduzione del glutine non sembra portare alcun effetto protettivo sullo sviluppo della celiachia, nemmeno per i bambini con predisposizione. (8)
Sembra anzi che un ritardato svezzamento (oltre i sei mesi) o un’esposizione tardiva al glutine (oltre i 7 mesi) possa aumentarne il rischio. (8)
Nonostante non sia stato dimostrato un chiaro effetto protettivo dell’allattamento al seno sullo sviluppo della celiachia, questa pratica va comunque incoraggiata durante tutto il periodo di introduzione dei nuovi alimenti. (1)
Svezzamento classico: come farlo
Non esistono modalità e menù definiti per iniziare il divezzamento. Va favorita l’interazione tra le preferenze della famiglia, le indicazioni del pediatra e il contesto socio-culturale e tradizionale per aiutare il bambino a sviluppare il proprio gusto e le scelte alimentari personali nell’ottica di una alimentazione corretta. (3)
Il contesto in cui avviene il pasto è molto importante: una certa regolarità negli orari e un’atmosfera comoda e rilassata facilitano buone pratiche alimentari e offrono al bambino l’occasione di interagire e sviluppare abilità cognitive. (2)(3)
Tra i 6 e gli 8 mesi gli alimenti complementari devono essere offerti almeno un paio di volte al giorno. (2)
Entro i 9 mesi il bambino dovrebbe aver provato un’ampia gamma di cibi e sapori, abituandosi progressivamente a consumare due pasti principali (pranzo e cena) e uno o due spuntini oltre il latte materno che rimane un’importante fonte di nutrienti per tutto il primo anno di vita. (1)
È importante che il bambino mangi seduto con la schiena eretta (preferibilmente nel seggiolone) per evitare il rischio di soffocamento e per permettergli di partecipare attivamente al pasto anche toccando e pasticciando con il cibo per prenderne confidenza. (1)
I cibi vanno offerti con il cucchiaino, senza forzare il bambino, consentendogli eventualmente di toccare il cibo nel piatto e mangiare con le mani. Non si deve insistere se non gradisce qualche alimento ma alternare cibi diversi per colore, sapore e consistenza. Il cibo inizialmente non accettato va però riproposto con pazienza nelle giornate successive, eventualmente preparato in modo diverso. (3)
Per il bambino tutti i cibi sono sostanzialmente sconosciuti e un iniziale rifiuto può essere normale; questo rifiuto non deve essere interpretato come definitivo altrimenti si perderà l’opportunità di stabilire un’ampia gamma di accettazione dei nuovi alimenti. (2)
I cibi devono essere offerti ripetutamente, sono necessarie almeno 8-10 esposizioni ad un nuovo sapore prima che gli diventi familiare e venga accettato. (1)
È quindi un momento cruciale per lo sviluppo di preferenze alimentari salutari.
Il gusto personale è fortemente influenzato dall’apprendimento e dall’esperienza; l’unica preferenza innata è quella per il sapore dolce, per questo è bene non offrire cibi molto zuccherini al bambino prima che abbia avuto la possibilità di sperimentare altri sapori, in particolare frutta e verdura, e non abbia sviluppato una preferenza per gli stessi. (2)
L’accettazione di nuovi alimenti è inoltre influenzata dal comportamento alimentare dei genitori: I bambini hanno infatti la tendenza istintiva-imitativa ad assaggiare un nuovo alimento quando vedono che un adulto di cui si fidano lo mangia con piacere. (4)
Svezzamento classico: quali cibi e in che quantità
I due fattori che influenzano maggiormente il soddisfacimento delle richieste di energia e di nutrienti di un bambino sono la consistenza e la concentrazione di energia dei cibi, oltre alla quantità e alla frequenza dei pasti. Per garantire che il fabbisogno di energia e nutrienti sia soddisfatto, si deve offrire al bambino un’ampia gamma di cibi ad alto valore nutritivo.
Offrire una dieta varia serve anche a migliorare l’appetito. (2)
Il fabbisogno energetico durante il divezzamento è pari a 70-75 kcal per kg di peso corporeo al giorno.
Il 45-60% dell’energia dovrà essere fornita dai carboidrati (limitando però al minimo gli zuccheri semplici), il 40% dai lipidi e solo il 10% dalle proteine.
L’eccesso di proteine nei primi anni di vita è infatti associato ad un aumentato rischio di sviluppare obesità e altre patologie cronico-degenerative nelle età successive. (1)
Le prime pappe potranno essere preparate utilizzando:
- Una base di Cereali (creme di cereali, pastina, semolino) nella quantità di 20 grammi circa
- Verdure fresche (20gr) oppure omogeneizzato di verdure (1/2 vasetto)
- Olio extravergine di oliva (5 gr ovvero un cucchiaino)
- Una fonte proteica a scelta tra:
- Carne fresca (15 gr) o omogeneizzato di carne (1/2 vasetto) 3 volte a settimana
- Pesce fresco (20 gr) o omogeneizzato di pesce (1/2 vasetto) 2-3 volte a settimana
- Legumi (25 gr già cotti) o omogeneizzato di legumi (1/2 vasetto) 3-4 volte a settimana
- Formaggio fresco (15 gr) o omogeneizzato formaggino (1/2 vasetto) 2-3 volte a settimana
- Uova (25 gr ovvero mezzo uovo) 1-2 volte a settimana
- Frutta fresca grattugiata o omogeneizzata (40-50 gr) per completare il pasto (1)
Le prime pappe saranno quindi un vero e proprio “piatto unico” per poi passare gradualmente a suddividere il pasto in più portate (prima la pastina, poi le verdure e il piatto proteico e infine la frutta).
Anche le consistenze si andranno via via modificando da cremosa, a semi-solida e infine a solida. (11)
Nonostante l’indubbia praticità e sicurezza degli alimenti speciali per l’infanzia (prodotti confezionati come omogeneizzati, passati, ecc) non ci sono elementi per affermare che questi siano nutrizionalmente superiori o comunque più sicuri rispetto a quelli preparati correttamente in casa. (4)
Alimenti sconsigliati durante i primi 12 mesi di vita
L’aggiunta del sale è generalmente sconsigliata. Gli alimenti contengono naturalmente sale al proprio interno. Aggiungere altro sale, oltre a creare un carico eccessivo per i reni del bambino, abitua il palato ad un gusto troppo salato che potrebbe condizionare le future scelte alimentari e predisporre allo sviluppo di ipertensione arteriosa. (11)
Anche lo zucchero e tutte le bevande zuccherate (succhi di frutta, spremute, thè, bevande gassate) andrebbero evitate. Possono provocare carie, erosione dentale e diarrea. Ma soprattutto l’esposizione continua al sapore dolce favorisce la predilezione futura per cibi zuccherini e ipercalorici predisponendo allo sviluppo di sovrappeso e obesità infantile. (2)
Il Miele, sia per i motivi sopracitati, sia perchè può contenere spore di botulino che lo stomaco e l’intestino del lattante non sono ancora in grado di neutralizzare. (6)
Il latte vaccino non è raccomandato nel primo anno di vita per il rischio di sbilanciare l’apporto proteico e calorico complessivo e, inoltre, perché può causare carenze di ferro. Solo dopo l’anno di vita, ove non sia ancora in corso l’allattamento materno, può essere introdotto il latte vaccino intero come componente lattea della dieta, che comunque non dovrebbe essere assunto in quantità superiori ai 200-400 ml/die, per evitare un’eccessiva assunzione di proteine. (2)
Autosvezzamento: cos’è e come farlo
Detto anche alimentazione complementare “a richiesta” in quanto sarà il bambino a comunicare il suo interesse per il cibo attraverso segnali non verbali come sguardi languidi, mani che si protendono verso il piatto, ecc. Questo solitamente avviene introno ai 6 mesi di età (può accadere anche prima, verso i 5 mesi, o dopo, verso i 7-8 mesi). (4)
Perché i genitori possano cogliere i segnali di interesse, il bambino dovrà restare a tavola con loro durante i pasti permettendogli anche di partecipare attivamente toccando il cibo. (5)
Questo deve avvenire nel momento in cui il bambino avrà perso il riflesso di estrusione della lingua (quello che gliela fa tirare fuori se si stimolano le labbra), si dimostrerà in grado di tenere la testa eretta, stare seduto autonomamente sul seggiolone oppure in braccio e mostrerà un’adeguata coordinazione occhi-mano-bocca. (4)
Il passaggio da un’alimentazione di solo latte a una “da adulto” sarà un processo graduale e rispettoso dei tempi di ciascun bambino che inizierà con piccoli assaggi di alimenti domestici consumati dagli adulti. (4)
Il bambino può assaggiare quello che vuole, nella quantità che vuole, senza introdurre da un giorno all’altro il pranzo o la cena ma assecondando un naturale processo evolutivo.
Non si parlerà più quindi di “pappe”, tutti gli alimenti verranno inseriti senza regole rigide e i bambini fin da subito mangeranno gli stessi alimenti dei genitori.
Il bambino istintivamente vorrà provare più cose possibili e imitare i genitori in quello che fanno. Gli si dovrà permettere di fare piccoli assaggi di più cibi differenti per consistenza e sapore. (4)
Gli assaggi dovranno essere interrotti quando il bambino smette di chiederli o quando il pasto della famiglia sarà finito. I ritmi e la durata dei pasti non devono cambiare, sarà il bambino ad adattarsi al ritmo della famiglia.
Questa pratica di svezzamento non valuta precisamente gli apporti energetici e di nutrienti ma da maggior importanza agli aspetti socio-relazionali e in parte economici. (6)
I genitori avranno qui l’importante compito di indirizzarlo verso scelte alimentari salutari attraverso l’esempio personale che rappresenta il più influente modello di riferimento per l’apprendimento di sane abitudini alimentari. (9)
A lungo termine, l’alimentazione complementare a richiesta sembra favorire lo sviluppo di migliori abitudini alimentari sia del bambino che della famiglia e prevenire l’obesità nelle epoche successive. (6)
Il rischio maggiore associato invece è quello di soffocamento; per cui si rende necessaria un’adeguata formazione del genitore su come prevenire e affrontare il problema dell’inalazione da cibo. (7)
Rischio di soffocamento: a cosa fare attenzione
I cibi più pericolosi sono quelli che per forma (rotonda o cilindrica) o dimensioni (tanto piccoli da scivolare giù prima che il bambino li afferri in bocca o tanto grandi da essere difficili da gestire in bocca) entrano più facilmente nelle vie respiratorie e le ostruiscono: noccioline, pezzi frutta o verdura cruda, wurstel, ciliegie, uva, fagioli etc. Particolarmente pericolosi sono i semi oleosi perché i tessuti dell’apparato respiratorio reagiscono alla loro presenza con un’infiammazione che ne rende più difficile la rimozione. (4)
Indicazioni per ridurre il rischio di soffocamento:
- Non lasciare mai solo il bambino durante il pasto
- Non lasciare che si alzi, corra o giochi durante il pasto
- Controllare che non abbia cibo in bocca quando si alza da tavola.
- Non infilare forzatamente cibo all’interno della bocca del bambino
- Scegliere cibi sufficientemente morbidi da essere impastati dalla lingua contro il palato
- Rendere disponibile il cibo in pezzi di forma allungata e di lunghezza sufficiente da poter essere impugnato con il palmo della mano
- Evitare cibi piccoli, duri, lisci e scivolosi come frutta secca, chicchi d’uva, pomodorini, olive, pop-corn, caramelle, confetti
- Evitare cibi che si spezzano senza perdere la consistenza dura come carota cruda, mela cruda, crackers, fette biscottate, biscotti secchi
- Evitare cibi con filamenti: sedano, finocchio, prosciutto crudo
- Tagliare in pezzi idonei gli alimenti “a rischio”. Per esempio: ciliegie/uva e pomodorini possono essere tagliati in 4 parti, la frutta più dura può essere grattugiata, carne/prosciutto e formaggi possono essere tagliati in piccoli pezzettini, ecc. (7)
Nella seguente tabella i principali alimenti ritenuti a rischio e raccomandazioni per la preparazione. (1)
Alimenti a cui prestare attenzione | Raccomandazioni per la preparazione |
Alimenti di forma tondeggiante (es. uva, ciliegie, olive, mozzarelline, pomodorini, polpettine) | Tagliare in pezzi piccoli (circa 5mm). Prestare attenzione nel rimuovere i semi e i noccioli. |
Alimenti di forma cilindrica (es. wurstel, salsicce, carote) | Tagliare prima in lunghezza (a listarelle) e poi in pezzi più piccoli (circa 5mm), MAI a rondelle. Prestare attenzione nel rimuovere eventuali bucce. |
Arachidi e frutta secca | Da evitare fino a 4/5 anni. Se comunque somministrati, tritare finemente o ridurre in farina. |
Cereali in chicchi (es. orzo, mais, grano) e muesli | Tritare finemente/Utilizzare i cereali sotto forma di farina anziché di chicchi interi (dopo l’anno i bambini non dovrebbero più mangiare farine). |
Frutta disidratata (es. uvetta sultanina) | Mettere a bagno/ammorbidire e tagliare finemente. |
Alimenti che si rompono in pezzi duri e taglienti (es. cracker e biscotti di consistenza molto dura) | Ridurre in farina/sbriciolare (dopo l’anno i bambini non dovrebbero più mangiare farine). |
Burro di arachidi e altri alimenti della stessa consistenza | Spalmare uno strato sottile sul pane. |
Pezzi di frutta e verdura cruda, o solo parzialmente cotta, con consistenza dura (es. mela) e/o fibrosa (es. sedano, ananas) | Cuocere fino a quando raggiungono una consistenza morbida, o grattugiare finemente. Prestare attenzione nel rimuovere eventuali semi, noccioli, filamenti e bucce. |
Verdure a foglia | Cuocere fino a quando raggiungono una consistenza morbida e tritare finemente. Qualora fossero consumate crude, sminuzzare finemente. Prestare attenzione nel rimuovere filamenti e nervature. |
Carne, pesce | Cuocere fino a quando diventano morbidi e poi tagliare in pezzi piccoli. Prestare attenzione nel rimuovere nervature e filamenti, gli ossicini dalla carne, le lische dal pesce. |
Salumi e prosciutto | Tagliare in pezzi piccoli (massimo 1cm) da somministrare singolarmente. |
Legumi (es. fagioli e piselli) | Cuocere fino a quando sono abbastanza morbidi da poterli schiacciare con una forchetta. |
Formaggi a pasta filata | Tagliare finemente. |
Alimenti (es. pane, biscotti) che contengano frutta secca, disidratata, cereali in chicchi | Tritare finemente o ridurre in farina. |
Caramelle dure e gommose, gelatine, marshmallow, gomme da masticare, popcorn, sfoglie di patate fritte croccanti (e snack simili) | Da evitare fino ai 4/5 anni. |
Fonti e approfondimenti
- Linee guida per una sana alimentazione. CREA 2018.
- Alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni: raccomandazioni standard per l’Unione Europea 2006.
- Corretta alimentazione ed educazione nutrizionale nella prima infanzia. Ministero della salute 2016.
- Il punto di vista dell’Associazione Culturale Pediatri sull’alimentazione complementare 2017.
- Nuove indicazioni allergologiche per l’alimentazione complementare. Carlo Caffarelli, Dora Di Mauro, Carla Mastrorilli, Francesca Cipriani, Giampaolo Ricci. Quaderni ACP 4-2017.
- Autosvezzamento: moda, modalità ideale o ideologia? Pediatric Nutrition & Health and Food Science.
- Cibo a pezzi già dai sei mesi? E se poi si soffoca? Manuela Musetti, Maddalena Marchesi, Luisa Seletti. Quaderni ACP 3-2017.
- Svezzamento: qual è il momento migliore per iniziare? Evidenze allergologiche e non… Naire Sansotta, Attilio Boner, Diego Peroni Clinica Pediatrica, Policlinico “G.B. Rossi”, Università di Verona Quaderni ACP 2014.
- Lo svezzamento e oltre, secondo natura: gli attori, la posta in gioco, gli strumenti Maurizio Iaia Pediatra di famiglia e di comunità, ACP Romagna, AUSL Cesena. Quaderni ACP 2008.
- Alimentazione complementare e prevenzione delle allergie alimentari: revisione della letteratura. Elvira Verduci, Annamaria Bianchi, Francesca Atzeri, Giulia Brindisi, Barbara Cuomo, Francesca Ferrara, Giusy Romano, Mauro Calvani. RIAP 2017;31(03);2-11.
- Da 0 a 6 anni, Una guida per la famiglia. G. Brusoni, R. Moretto, L. Venturelli. SIPPS 2007.
- Weaning from breast milk to family food, a guide for health and community workers. World Health Organization in collaboration with the United Nation Children’s Found.
Alimentazione durante l’allattamento: i consigli della dietista.